[..la chiamavano "fame d'amore", tante o meglio
troppe rinunce per chiunque fosse entrato in quel tunnel,
un tunnel in cui "il prossimo,il remoto, il passato e il futuro" non sarebbero più stati niente.
Amava le sue ossa, aveva incarnato la morte un po' per scomparire, un po' perchè senza l'amore di sua madre non poteva vivere.
Una lotta contro il cibo dittatoriale,
una mosca cieca in cui si continua a girare e rigirare.]

domenica 7 marzo 2010

paura.

E' vero.
Ho tanta tanta paura.
Sono terrorizzata all'idea di fare anche solo un passo.
Perchè, essendo ferma immobile, vedo sempre davanti a me un programma di lotta che continuo a rimandare.
E questo rimandare è cm se mi rassicurasse: perchè almeno avrò sempre in futuro, di giorno in giorno, un programma stabilito da rispettare.
Anche se poi lo rimando sempre.
Perchè iniziarlo è una sorta di sconfitta, pur essendo una grande vittoria.

Pensare di riprovare camminare mi fa venire un nodo alla gola e un groviglio nello stomaco.
Perchè x camminare devi usare la forza che è in te, devi uscire dal dolore e dai pensieri che ti tengono immobile, abbandonare certe dinamiche.
Devi spezzare la catena.
E questo fa una paura immensa.
Lasciare un'abitudine dolorosa, ma ormai abituale, che, in qualche modo, provoca una sorta di rassicurazione.
E' come se stando male, io dicessi, urlassi che non so farcela da sola.
E' come se comunicassi che ho bisogno degli altri, che non mi sento abbastanza forte.

In realtà sono terrorizzata.

E allora rimango ferma perchè è piu comodo.
Perchè lottare, camminare,soprattutto all'inizio, cn passi piccoli e lenti, è un'esercizio perpetuo.
Un tempo in cui sei TU che riempi ogni istante, ogni secondo, e non il dolore, o il dca.
Li ci sei tu.
E questo fa paura perchè sei allo scoperto, nuda.
La maschera è il nemico, ma allo stesso tempo ti fa sentire protetta.
Iniziare a camminare vuol dire ricominciare da capo.
Ricominciare con le cicatrici, ma superare le ferite.
Niente di piu spaventoso.

Come hai scritto
"prima di reagire bisogna accertarsi
di non aver tralasciato niente,
niente nodi che potrebbero tornare al pettine."

I mie nodi sono fitti e infiniti.
Nemmeno io li riconsco, nemmeno io li vedo.
E non individuarli mi provoca una grande rabbia dentro, mentre la mia anima urla all'impazzata che è arrivato il momento di sanare le vecchie ferite, di porre rimedio e
rompere con i meccanismi deleteri, passati e presenti.

E la paura paralizza.
Solo pensare a tutto questo mi fa venire in mente un salto nel vuoto dal un grattacielo di non so quanti piani.
So che saltando proverò emozioni e sensazioni favolose e che, una volta a terra, sarò strafelice di averlo fatto,
ma sono in bilico.
Indecisa perchè è molto alto lassù.
Le vertigini mi fanno girare la testa, e continuo a prendere tempo.












(grazie contra<3)>

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