[..la chiamavano "fame d'amore", tante o meglio
troppe rinunce per chiunque fosse entrato in quel tunnel,
un tunnel in cui "il prossimo,il remoto, il passato e il futuro" non sarebbero più stati niente.
Amava le sue ossa, aveva incarnato la morte un po' per scomparire, un po' perchè senza l'amore di sua madre non poteva vivere.
Una lotta contro il cibo dittatoriale,
una mosca cieca in cui si continua a girare e rigirare.]

venerdì 19 febbraio 2010


Stand by.
Come quando l'ora lampeggia sul videoregistratore.
Come lo screen saver sul computer.
Sempre lì. Sempre uguale.
Il mio polso non è mai stato così messo male.
Frizza. E i tagli sono evidenti.
Il sangue non provoca più alcun effetto di nausea, semplicemente
un lieve dolore
che penetra, spostando l'attenzione per qualche attimo.
Un sangue rosso fuoco, per sentire la vita che scorre dentro ai polsi.
Passo la lametta con rabbia e una fredda indifferenza.

Squallido tutto questo.
E mentre la mano è attenta al freddo della scrivania che si contrappone al sangue caldo, eccola.
La trovo.
Trovo l'unica immagine che in questo momento mi trasmette qualcosa.
Un quadro speciale per me.
Il quadro che si trova nell'unico posto in cui ultimamente ho voglia di andare.

E' nell'ingresso e non ci fai caso.
Quei colori hanno destato il mio interesse e accolto i miei pensieri.
Quell'immagine è complice dei miei dubbi più disarmanti, delle paure e della felicità di essere lì a guardarlo.

Mirò.
In quel quadro ci sono io.
Quadro in cui posso vedere esattamente quello che voglio vedere.
Può anche cambiare ogni volta, non ha importanza.
Tendo spesso a interiorizzare tutto.
In qualsiasi cosa cerco di trovare un appiglio di me, un tratto che mi piace o mi appartenga, al punto che azzardo interpretazioni estremamente personali.
Ma qui i colori parlano.
Parla il capello da clown e la palla rossa che fa da grande sole.
Parlano i colori vivaci del mondo che spesso osservo da lontano, come offuscati, ovvatati.
Eppure sono così belli. Cosi speciali.
Cosi evidenti.
Forti, passionali.
E' la parte che vuole giocare, uscire fuori, rapportarsi, comunicare.
E' la parte che non ha bisogno di affermarsi perché basta a sé stessa.
E' la voglia di ridere, giocare.
La voglia di star bene.

Poi ci sono gli occhi.
E il capello è stranamente diviso, tagliato a metà.
Una parte vola come fosse una sorta di aquilone, ma sembra anche una grande toppa.
Un cerotto alle ferite che hanno visto e provato
quegli occhi tristi.
Quegli occhi che sfuggono la realtà e si nascondono in false apparenze
per non apparire nella loro
estrema
sensibilità.

Occhi che si vergognano.
Occhi che non si accettano.
Occhi bassi, svogliati.
Uno sfondo omogeneo, ma non troppo piatto, un'ombra scura al lato.
L'ombra che si allarga e copre le ali.
Si, perché poi ho scoperto che il quadro si chiama

“il sorriso delle ali”

L'ho trovato fantastico!
Le ali.
Quelle che vorrei.
Quelle che ho cercato vanamente,
disperatamente,
nel modo sbagliato.
Le ali che forse invece avevo già.
Erano le ali per sorridere.
Adesso che non sorrido più di gusto,
trovo quei colori affascinanti e non mi stanco di guardare
quell'immagine che, in qualche modo, parla
del mio passato,
presente,
e futuro.

Parla di speranza.

Ci sono dolore, vergogna, amarezza.
Colori grigi.
Ma ci sono anche evidenza, rosso sangue.
Ci sono passione, vita, sole.
Il sorriso, il gioco.
Le cose perse.
I dubbi, le paure.

Mi sono chiesta perché quel quadro fosse lì, proprio a collegare le cose.
Mi infonde un misto di positivo e negativo.
Antitesi.
Calma e cenere.
Dinamismo, quindi forza.
E poi.. “le ali del sorriso”, titolo che parla da solo.
D'un tratto mi viene voglia di non pensare più a niente.
Di uccidere l'ossessione.
Illuminare l'ombra.
Colorare le cose.

Facile a dirsi, mentre il circuito si ripete,
perpetuandosi.
Dove voglio arrivare?
Su un' altalena isolata,
in una parco desolato
dove i colori sono ambrati e crudeli.
Dove giochi da sola
al tuo gioco perverso
che non puoi più abbandonare.

Dormire. Dormire per non vivere.
Per non pensare.
Per non affrontare le cose.
Immobile, sotto terra.
Ma riprovo lo stesso.
Anche domani.
Anche adesso.

Metropoli di pensieri.
Scale a chiocciola.
Vita gettata via in tagli
troppo evidenti.
Insegne illuminate, confusione nel buio.
Nebbia, mare calmo.
Io sono lì, in mezzo alla foschia serale.
Nella confusione del vapore acqueo.
Nel tumulto delle molecole agitate.
Nel freddo del pavimento.
Binari del tram
dove cammini in equilibro, spericolata
sfoggiando una sicurezza che sa di apparenza.
Sono negli spazi larghi, illimitati.
Sono nei contatti a distanza.
Strade che si ramificano,
pensieri amalgamati.
Intricati.
Complicati anche solo ad essere pensati.
Foglio bianco riempito di parole inutili.
Per rendere esplicito
il filo spinato che avvolge la mente.
Corpo dolorante, mente demotivata,
lei che voleva arrivare lontano.
Adesso la strada è senza uscita:
piuttosto che tornare indietro e cambiare le cose
c'è un'immoblità che pregna l'aria,
il vetriolo sconvolge il cuore.
E' un velenoso tentativo disperato.
Mentre alza il volume della musica
per non sentire quello dei
pensieri.

giovedì 18 febbraio 2010

.stand by.

Scusate.




in realtà è da me stessa che vorrei sparire.
e non da voi.





Vi penso sempresempre.
Ve lo giuro.








.fighter. è qui, vi segue silenziosa, ma c'è sempre.
.fighter. vorrebbe dirvi un scaco di cose belle, ma non riesce a vederle, adesso.

.fighter. aggiornerà quando sarà riuscita, almeno un pò, a opporsi allo schifo che si sta impossessando di lei.
.fighter. lievita a vista d'occhio.
.fighter. vorrebbe solo dormire sempre,
ma credo k se, anche se lo facesse, lo schifo riuscirebbe anche a sognarselo,
e quella voce sarebbe lì cmq, a farle compagnia.
.fighter. odia profondamente.

sabato 13 febbraio 2010

sOgna.

"..le stesse facce di ogni giorno fanno male.
Le stesse voci recitanti giudicare.
Posa l'orecchio sul bicchiere e sente il mare, ma non il suono della musica che piace a lei.
La solitudine che indossa è più normale
di una prudente saggia e isterica morale.
Aurora sogna e nei suoi sogni sa cercare senza paura un'esclusiva felicità.."







Sto cercando di dipingere la mia dieta.
Sto cercando di non ascoltare quella voce.
Sto cercando di dar retta alle emozioni.
Sto cercando di concedermi.
ci sto provando.

martedì 9 febbraio 2010

snz titolo.

Etichette.
Confezioni. Marchi.
Titoli. Firme.
Bianco pallido illuminato da
un neon.
Lama scorri sulla pelle e
svegli i sensi addormentati.
Forse morti.
Voci in lontananza.
Non ascolti, il marasma
è piu forte.
E piu importante.
Materia. Cenere.
Scatole vuote.
Cartacce sporche di pensieri
consumati troppo velocemente.
Corrosivo smalto
ricopre l'evidenza.
Un puzzle si sgretola.
Peccato.
Era cosi bello nella sua
perfezione
apparente.
Monete lanciate, rumore secco.
Sconosciuti.
Barattoli di emozioni
preconfezionate.
Divieto assoluto
infranto.
Pastiglie bianche e
colorate.
Acciaio freddo.
E poi coriandoli.
Pezzetti di carta colorata
miscele alla vodka
per ridere di gusto.
Profumo di frutta.
Non pensare.
Come se il getto della doccia
potesse lavare via
tutto quanto.
La penna cammina sul foglio
mentre gli occhi si chiudono
dalla stanchezza.
E' un pulsare all'interno.
Un'allarme.
Una luce a intermittenza.
Rimangono solo tracce
d'inchiostro
sbiadito.
Piume spesse, pizzicore
pienezza. Voce scaltra, piedi
scalzi.
Tappeti, arazzi, pareti
pennelli, cuscini.
Un naufragio lento
e doloroso.
Tagliare e ricucire.
Rimettere in ordine.
Sistemare.
Un errore imbruttisce
una bella calligrafia.


E' solo la perversione
di un dolore
malato.
Pura follia.

lunedì 1 febbraio 2010

bOlOgna: 31 gennaiO

"..ali e radici.
Il volo e la stazialità,
il falco e la quercia..
la mia anima divisa a metà..

sai k un giorno o l'altro,
lo sai che partirò.."

Queste poche parole xk ieri in treno, nel breve tratto in cui ho avuto modo di ripensare alla giornata
fantastica
meravigliosa
toccante
che mi avete regalato,
nell'ipod passava questa canzone..

vi adoro.

Perchè posso solo dirvi questo..mentre le emozioni, le sensazioni, il sorriso che mi avete lasciato, sono le cose principali che sento adesso ripensando a ieri..e che, putroppo, non rendo l'idea descrivendoli a parole..

prendere, partire, mollare tutto e
c o r r e r e da voi
in un calore avvolgente
un grande abbraccio morbido
una "bolla di sapone", come l'ha definita Alice.
Si, xk tt il resto non contava..
Te ne freghi del peso, delle persone che ti guardano incuriosite,dei passanti.
Te ne freghi della neve e dei tuoi che magari rompono.
Te ne freghi delle ore di treno.

Perchè conta solo una cosa: rivederle.
Rivedere voi.
Fanstastiche.
Un vuoto che si colma, una depressione che va in pausa, x forza di cose.
Tra emozioni, sorrisi abbracci.
In un bar/ libreria in cui facciamo occupazione, in una neve fangosa, in un paesaggio innevato, in un freddo gelido, in un abbraccio, in manic he si stringono forte, in parole, racconti, resoconti.
Sguardi, pensieri, foto, pranzo, caffè, orari da rispettare, attese, voglia di non tornarsene a casa, alla vita che non sa di buono cm quella che viviamo li, tutte insieme.
Ogni volta un posto nuovo, persone che si aggiungono, scambi di punti di vista, consigli, ma sopratutto affetto, abbracci.

La mia piccola Enigma che mi abbraccio stretta stretta e ce la faccio a farla parlare guardandoci attraverso uno specchio.
Barriere che si rompono.
La mia Contra, mattarella e dolce come sempre, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla!
La nuova Alice che diventa subito parte del gruppo.
Una suicidebrokendoll che mi ha fatto piacerissimo conoscere.
La nostra Alice autentica che non avrà mai una sosia vera e propria, xk è unica!
Aisling che invece è meno ottimista del solito..forza tesoro mio, sai tutto no?!
Martina che mi ha fatto compagnia in treno con la quale ho avuto modo e piacere di parlare tanto..

piccoli brividi di emozioni che si imprimono nella pelle.
Come grandi, immensi regali.
Siete uno spettacolo.
Tutte quante.


Già in attesa del prossimo incontro..
vi abbraccio fortissimO<3