[..la chiamavano "fame d'amore", tante o meglio
troppe rinunce per chiunque fosse entrato in quel tunnel,
un tunnel in cui "il prossimo,il remoto, il passato e il futuro" non sarebbero più stati niente.
Amava le sue ossa, aveva incarnato la morte un po' per scomparire, un po' perchè senza l'amore di sua madre non poteva vivere.
Una lotta contro il cibo dittatoriale,
una mosca cieca in cui si continua a girare e rigirare.]

venerdì 23 aprile 2010

"è solo k mi sta crollando il mondo addosso


..e fa un male cane"




Non so che scrivere, xk non c'è un senso a tutto questo.
Non ci sono motivi.
Non ci sono giustificazioni.
Solo un grande schifo.
Non merita parole tutto questo.
Non riesco nemmeno a parlare tanto è l'orrore che ho dentro
per quello che provo.


http://www.youtube.com/watch?v=4AZ8sz8VM18

lunedì 19 aprile 2010

lettera al punto della situazione.

Vomito vomito vomito.
Non mi torna molto solitamente esprimermi attraverso una tastiera ma credo di essere troppo esaltata x riuscire a tenere una penna in mano.
Vomitare parole.
Esplodo.
Implodo.
Dite come volete.
Devo scrivere e tirare fuori gli echi lontani, sconnessi e confusi che si divulgano nella mia testa, rantoli di notti in cui faccio fatica ad addormentarmi, sprazzi di vissuto che suscita emozioni che scavano provocando dolori indistinti e stridenti.
Battono forte le mie dita sulla tastiera, con una foga inespressa.
Non sento altro, non ci sono altre vie: scrivere x sfogare l'interno.
Scrivere x vomitare parole vuote ma maledettamente ricche di senso, trasudanti di emozioni e incertezze, scoperte a fatica e con le quali combatto quotidianamente.
Sulla mia scrivania dei fogli dentro una busta trasparente.
“Spettro dei disturbi dell'umore, questionario di autovalutazione.”
Spettro.
Mi ha pensare allo spettri di una me che credevo di conoscere e che invece si è dimostrata tanto altro, di colpo offesa dalla bassa stima che si vedeva attribuita.
“Fallo senza pensare mi è stato detto”, da questa sorta di collaboratrice di Lei che mi sta anche simpatica e ha il viso e il sorriso dolce.
E' molto giovane e la invidio perchè lei ha fatto il percorso che fino a qualche mese fa ero certa avrei intrapreso anch'io. Un percorso del quale invece adesso non sono più convinta, data la mia tendenza ultima a mettere in discussione tutto e a chiedermi se sono io a decidere o gli altri a farlo x me.
Odio le cose imposte.
Soprattutto le imposizioni inconsce, i doveri che ti pulsano dentro la coscienza senza che tu te ne accorga, quei pensieri che ti pungono i fianchi o ti fanno sentire una sorta di bruciore allo stomaco dovuto a cause inorganiche.
Sono una disturbata.
Ma poi non mi sento neanche tanto diversa dagli altri.
Non mi sento malata come può far pensare il senso del termine.
Fino a qualche anno fa anche per me “malata” significava non sana, con un problema da risolvere, quindi in qualche modo diversa, un'eccezzione a quello che è sano, giusto, normale. Poi però ho cominciato a chiedermi quando mi chiedo se poi sia quello il lato giusto, se sia bene essere dalla parte del “normale”, se sia il caso di mascherare al fine di rispecchiare un ruolo che ti viene imposto dalla collettività.
Un essere astratto che, con tanto di tonaca e martelletto, in una sorta di tribunale inquisitore, giudica l'essere umano e la sua interiorità. La parte che non può essere manifestata se non nel “normale”.
Continuo a guardare questi fogli e so che non andrò a dormire finché non li varò riempiti, rispondendo alle domande che mi fanno sentire un caso, un test, una prova, ma anche considerata, diversa.
Che poi è quello che ho sempre cercato: l'essere importante, indispensabile per qualcuno. Quindi essere brava, affidabile, responsabile, a qualsiasi costo.
Lei ci ha chiesto di riflettere in questa settimana su cosa abbiamo raggiunto e su cosa invece dovremmo ancora lavorare.
Sono stata in silenzio tutto il tempo,anche stavolta. In qualche modo il fatto di stare in silenzio mi fa sentire diversa dagli altri, in un continuo, perpetuo sforzo nell'attirare l'attenzione che cerco più che qualsiasi altra cosa.
Lei è bella.
E' morbida, dolce.
Sveglia, profonda.
Lei non è mia madre. Questo lo so,
ce l'ho ben chiaro.
Mi ha chiesto di parlare della danza e allora per 5 minuti gli altri hanno scoperto che ho la voce, e in qualche modo quel parlare è stato quello che non mi ha fatto uscire da lì, ancora una volta con le lacrime agli occhi.
Non voglio più deprimermi, non voglio più buttarmi giù, non voglio più far finta di niente.
Allo stesso tempo mi sento violata,
violentata
sdoppiata.
Sensazioni contrastanti si alternano e si mescolano dentro il mio stomaco senza che io possa anche solo minimamente provare a distinguerle.
E' un tutt'uno: un uragano, una tormenta che sconvolge i pensieri e attanaglia.

La consapevolezza.
Questa è la cosa principale che credo di aver ottenuto fino a qui.
Ho capito che esiste un mondo molto più complesso e profondo di quello che si vede con gli occhi. Ho capito che la pioggia forte può far si che una persona non sia contenta perchè magari doveva uscire a piedi, mentre un'altra può adorare il semplice fatto che le gocce battano violentemente sull'asfalto, un po' come se pulissero l'anima.
Non credevo che dietro al mio disturbo potessero esserci motivi cosi profondi, e probabilmente avevo una visone di me stessa parecchio superficiale.
Mi sono conosciuta meglio.
Mi sono ascoltata un po' di più, ma soprattutto mi sono guardata intorno.
Ho riflettuto sul circolo vizioso, sono stata da cani, ho conosciuto persone stupende, ho perso occasioni, ho buttato nel water un sacco di soldi. Sono schizzata con i miei che forse avevano, e probabilmente tuttora hanno, una visione di me alquanto limitata e limitante.
Ho scoperto di essere una persona,
e soprattutto
cosa vuol dire esserlo,
cosa rappresenta x me.
Ho imparato che se una persona sta a letto tutto il giorno e non ha voglia di far certe cose probabilmente si sta facendo domande o quel modo di fare è la punta dell'iceberg di qualcosa di ben più profondo e radicato della semplice pigrizia;che quella che si alza tutte le mattine si divide tra le regole e i dettami imposti giustificando tutto quello che le viene chiesto, quella che si è fermata, in quel momento x me vale di più.
Ho capito che c'è sempre un motivo e che la realtà dipende dai punti di vista, dal modo in cui guardi le cose.

Sono stata interrotta.
Riprendere il filo dei pensieri risulta difficile, in generale mi sento cresciuta e accresciuta: accresciuta dalla terapia, dalle emozioni che mi sono scoperta in grado di provare, dalle cose che ho approfondito, dai legami che si sono creati.
Demolire le certezze, spezzare le catene,
togliere le barriere,
sfocare i margini
abbattere i paletti
forse è stata, ed è, la cosa più difficile.
Il dolore ha un sapore che non si descrive a parole date le infinite sfaccettature.
A volte il dolore me lo sono creato, ho pensato di meritarmelo, che fosse giusto cosi.
Mi sono auto inflitta pene e condanne, responsabilità che non mi spettavano, pene non sempre cosi giuste e sensate.
Ne porto le cicatrici.
Visibili e non.
Ma è proprio questo che poi alla fine col mio disturbo ho cercato: anche il solo fatto di provocarmi dolore, di sentirmi il sangue scorrere sulla pelle,
lo stonarmi con la musica per non sentire più i pensieri e quella voce perpetua dall'argomento univoco.
I silenzi, gli sfoghi, le paure.

Sono viva.
E il sentirla quella vita pulsare nelle vene è la cosa che ho forse tremendamente cercato più di tutte e che ancora cerco.
E poi il capire, lo scavare cosi doloroso e tagliente.
Le parole che risuonano come lame affilate, coltelli appuntiti di consapevolezza acquisita a prezzi alti.
E poi il contatto col vuoto.
Il vuoto che mi ha portato a conoscere e comprendere, approfondire.
IL vuoto mi ha portata a internet come unica forma di contatto con quel mondo che non ho più riconosciuto perchè, semplicemente, mi è crollato addosso.
Allora i blog, le parole, loro, le divine [maledette] Ana e Mia, la comunità pro ana, le persone a distanza che però rappresentavano una mera forma di contatto.
Ha fatto male e bene.
Ma mi sono resa conto che non credo assolutamente più alle coincidenze nonostante sia un po' restia alla religione cosi come viene imposta secondo i canoni.
La concezione che ho della religione è tutta mia, particolare, mi piace pensare che qualcosa ci sia ma non posso esimermi dal credere che l'uomo abbia bisogno di sapere che esiste qualcosa che è più grande di lui e che, in qualche modo lo protegge, per non sentire su di se il grande immenso peso dell'esistenza.
Allora forse questa è la strada con cui dovevo capirle tutte queste cose.
Non farò un finale romantico o moraleggiante, sono forse un po' disillusa per pensare una cosa del genere.
Devo lavorare, lavorerò ancora tanto, ma credo che il conoscermi a fondo sia la base senza la quale la mia vita sarebbe davvero vuota.
Il mio vuoto l'ho sentito di colpo pulsare nelle ossa e ho cercato di riempirlo con un falso palliativo che poi si è rivelato vano, dato k lui non se ne è andato mentre tante altre cose si. Adesso so che, per quanto possa farmi paura, per riempirlo davvero,senza ingannarmi con falsi rimedi, dovrò inanzi tutto capire chi sono, e cosa c'è nella me più profonda, per quanto male possa fare.

venerdì 16 aprile 2010

"..come un blocco, qualcosa che impedisce alle emozioni di scorrere, fluire libere e spontanee..xò la maggior parte delle volte quel blocco è dato da quello k tu stessa ti imponi con tutte le altre cose.

Vuoi piangere e non ci riesci.
Ma, se ci pensi, ank qnd vuoi mangiare, non mangi.
Quando non vuoi mangiare poi invece mangi.
Quando vuoi piangere magari ridi.

L'ipod è diventato il compagno di viaggio ultimamente,
via, veloce.
scappiamo dal mondo.
Mi stono il cervello xk spero k quel suono k diventa rumore non mi faccia sentire piu niente.
Nessun dolore.

A volte serve, piano piano.
Altre volte no.


Lasciati libera.
Prova, lentamente, ad ascoltare quello k c'è dietro a tutto questo..senza paure.




Sto un pò meglio di come mi hai vista a Milano.
Da lunedi non mi abbuffo, ma restringo parecchio e ODIO far questo.
Odio continuare a pensare certe cose come se fosse un'altra persona a pensarle x me.
Mi sento manipolata, violata.

Ma approfitto di questo momento di umore leggermente piu positivo x scavare a fondo, capire, risolvere cose e fare spazio.
Questo serve tanto.




Devi convincerti k TU SEI TU.
Tu non sei una loro PROIEZIONE, non è attraverso di te che si autoaffermeranno, tu potrai fare anche scelte diverse, senza deludere nessuno.
E' infantile e sciocco pretendere che tu sia in un certo modo.
Chi l'ha detto k quel modo è giusto e cm sei è sbagliato?
Tu sei COSI. ma è la TUA vita, è la tua media scolastica, sono i tuoi progetti, le tue paure.
Le tue EMOZIONI.
Non li evitare, combatti, ti prego, non sai k soddisfazione sbatterli in faccia la verità con le parole senza bisogno di fargli vedere k vomiti o che digiuni.
Non sai che liberazione fargli capire che tu sei un'ALTRA persona, frutto non solo delle loro parole.
Avranno molto più rispetto e considerazione di te se lo farai, e tu ne avrai di te stessa.
Fidati.






[..questo post viene fuori da due commenti distinti fatti a frammeti di cristallo e a stellamarina..tengo a precisare k prima ho fatto i commenti e dopo il post, solo k credo k faccia bene a tutte quante rileggere queste parole, me in primis..]

venerdì 9 aprile 2010

Y

Sto mangiando la nutella.
Ma bravaaaaaa.
Obesa.

Me lo voglio tatuare in fronte.

Vabbè cazzate apparte,ho la pelle d'oca in seguito al post di mynameis,
perchè,
ebbene si,
Y è lei.
Lei è la dottoressa, pschiatra in questo caso.

Poi quasi piango perchè scrivi:
"Le volte in cui volevo interrompere lo facevo per il meccanismo della X: lei era diventata troppo importante per me, non tanto quanto lo potevo essere io per lei,allora volevo buttare via tutto."
Non sai qnt volte l'ho pensato.

Io ero solo un caso da risolvere.
E questo faceva ancora piu male.

Non sai quante volte mi è passato x la testa, e tuttora mi passa, l'idea che in realtà io NON voglio guarire.
Perchè se sto male lei mi da piu attenzione, mi abbraccia se glielo chiedo, mi guarda con quel suo sguardo protettivo e dolce.
E' fantastica!
Mille volte avrei voluto passare quei 45 minuti abbracciata a lei.

Y mi dice "Non deve essere questo lo scopo."
Y dice che per aiutarmi ADESSO deve mantenere una posizione con la quale possa essermi d'aiuto REALE.
Poi con la fighter SANA potrà avere anche un altro genere di rapporto.

Allora mi sono tranquillizzara, mi ha fatto bene.
Ma ora non mi abbraccia piu, perchè in fondo credo che un pò ne abbia paura anche lei di questa cosa. o cmq mi piace pensarlo.
Anche loro, X e Y, sono esseri umani, e si affezionano.

Tu continui:
"un tempo pensavo spesso a lei.Quando ero triste o depressa il mio pensiero correva in quella stanza,su quella poltrona, quei 3 quarti d'ora alla settimana erano la mia ancora di salvezza.
Mi bastava pensare che l'avrei rivista per stare meglio. persino il tragitto per recarmi là era speciale,perfino l'attesa e il suono del campanello.
E alla fine della seduta?Alcune volte mi sentivo sollevata,altre peggio di prima,ma il mio pensiero era sempre proiettato verso un prevedibile e routinario futuro.
Prevedibilità,sicurezza. fantasie.."


Oh mio Dio.
Non sai quante volte mi sono fatta la strada con il sorriso stampato sulla faccia uscita da lì.
Il sorriso inebetito, che non va via.
Altre volte appena chiudevo quella porta il mio vuoto, che sembrava essere sparito x qlk tempo, mi ripiombava addosso, sempre piu pesante.

Lacrime.
Delusioni.
Non voglia di far le cose.

Volevo solo lei.

Altro tempo, altro amore.

Solo col tempo ho capito queste cose,che tuttora continuo a provare e che, ti dico la verità, mi fanno star male ma è bellissimo provarle.
Sensazioni del genere ti riempono, ti danno uno scopo.
Il nostro è un pò anomalo ma non ha importanza.

Io a differenza tua,ho provato a parlarne con lei e ne sono venute fuori cose interessanti,che mi hanno anche aiutata.
Inizialmente, ma anche un pò ora, lei continua a dire che in qualche modo cerco di sostitiure la figura materna.
Continuo a non crederlo fino in fondo.
Nonostante il rapporto con mia madre, ho ben chiara la differenza tra le due.
Per questo motivo mi piace considerare Y semplicemente come una persona SPECIALE, un rapporto inkasinato e fuori dalle regole (ma ultimamente sono un pò refratteria alle regole quindi può andare no?!xD).
Un rapporto spesso doloroso e intenso xk, come scrivi tu, "la mia relazione terapeutica non si concludeva in quei minuti,perchè era sempre dentro di me."
La terapia continua per tutta la settimana.
Dentro di te.
E' un lavoro perpetuo, MASSACRANTE.

Sai, un giorno mi è crollato il mondo addosso perchè mi sono chiesta se, x l'ennesima volta, non fossero gli altri a scegliere x me, semplicemente xk avevo paura che la mia scelta universitaria di far medicina, x poi far pschiatria, fosse dovuto essenzialmente a questo.

Follia.
Attaccamento morboso.
Chiamateloc oem volete come vuoi.
Ma io queste cose le sentivo e le sento tutte.
La risposta non me la sono ancora data, so che fra un mesetto è 1 anno che conosco Y.
Non so dire se le cose sono migliorate, peggiorate o rimaste uguali, perchè di primo impatto mi verrebbe da dire che forse sono pure cambiate in peggio.

K kasino..mi fa male la testa!
E vi ho pure inondato di discorsi astrusi!xD
Passatemeli.

Da oggi
.non si censurano più le emozioni.

martedì 6 aprile 2010

“Come iniziare a parlare di X?” scrive myname is..
non lo so .
Ovvio ci sono mille cose che non so.
“NON LO SO” è diventata la mia risposta.
Quella piu ovvia, quella che do piu spesso. Ma non è per evadere o cambiare discorso: io davvero non so un sacco di cose!
Non so neanche come mi sento!

Censura.
Mancanza di ascolto.
Barriere.
Paletti.

Continua:
“Cominciamo con il dire che X è un soggetto.
Non posso nemmeno dire chi non è, perchè X potrebbe anche non esistere.
Può darsi che sia solo il frutto della mia immaginazione.”

[..non lo è.
Voglio pensare che non lo sia.
Mi crollerebbe troppo il mondo all'idea.
Continuiamo a illuderci, per quello che possa cambiare..]


“Oppure esiste, ma non è così come credo che sia.
Può darsi che X sia sempre esistito nella mia mente e che,stanco di rimanerci,abbia deciso di assumere le sembianze di un soggetto umano in carne ed ossa.
PROIEZIONE E IDEALIZZAZIONE.
Ma il punto non è dimostrare l'esistenza del soggetto X, bensì esprimere l'effetto di X su di me,
me lo devo dimenticare,anzi no..
INTROIETTARE E DEIDEALIZZARE.
Si, X,tornatene tranquillo tranquillo nella mia testa, come hai fatto già altre volte.
Perchè di X,nella mia vita,ce ne sono stati. Pochi,a dire la verità,ma ce ne sono stati.

Ma X non sottostà a nessuno: è' così incontrollabile, indomabile.
Ora le cose sono chiare,molto più chiare.
E poi
io non sono X.
Cioè io,per X non sono X.
Io,per X,non sono come X è per me. Per dirla tutta:io non sono per X importante quanto X lo è per me.
Ci voleva tanto a scriverlo?? Sì. "

(grazie mynameis x la concessione)

Mentre descrivevi X,sembrava che stessi parlando del mio/a X, che chiamerò Y.
So bene che tu sai bene chi è X.
Come io so benissimo chi è Y.
Idealizzazione.
Hai tirato fuori quello che mai sarei riuscita a esprimere riguardo a questa cosa, quindi ti ringrazio davvero!
Si ekkome se esiste.
E SONO CONSAPEVOLISSIMA, SO BENE CHI E' Y.
E'un gran kasino.
Anche perchè questo porta a farmi film che poi hanno riscontri orrendi sulla realtà, a volte mi sento cretina xk Y non è un ragazzo che mi piace o cosa..non ci si crede, probabilmente sarò folle ma Y ha tutt'altro volto!
E fa male.
Malissimo perchè adesso mi verrebbe da piangere da quanto me lo/la vorrei abbracciare Y.
Malissimo perchè ci sono momenti in cui solo Y potrebbe risolvere la depressione, il dolore, i problemi.
Y la vedo una volta a settimana, x quanto questo possa dirti su di lei/lui.
Mi è stato detto k è normale questa sottospecie di rapporto idealizzato.
Ah si???
Davvero???

Sai che rispondo??
Vaffanculo.
Vaffanculo Y perchè tanto è a senso unico.
E ogni volta che ti vedo dopo sto da cani.
Come adesso.
Come sempre.
PROTEGGIMI.
“Tu vuoi che ti protegga, ma io vorrei che tu capissic he puoi anche contare benissimo sulle tue forze..”

..ma dove? ..ma chi? ..ma cooosaaaaaa??
Diooo che rabbia.

Abbandonata.
Persa.
Mi sento persa.
Come sempre.



.caOs.

domenica 4 aprile 2010

[..una parte di questo post me lo ha ispirato serena..]


FOndamentalmente tutto parte da un "BUONA PASQUA."
Forse sarà un post egoistico, un post che non ha un cavolo di senso, un post incazzato.
Ok.
Può darsi.
Ma allora comunichiamola questa rabbia.


Ho scritto a Serena:
"Anche per me è un giorno come un altro
davvero
anzi non è NIENTE
NIENTE E' NIENTE
..da cretina malata patologica quale sono mi piace la pancia della foto che hai postato

(che poi sarebbe questa)



giustissima cosa, concordo sugli auguri che dai
e sul fatto k dire BUONA PASQUA non serve a un cazzo, perchè buona Pasqua non ha nessun significato oggi per me, forse starò dicendo bugie, cose blasfeme, ma il mio dentro si contorge e se ne sbatte di che giorno è oggi.."

Oggi.
Oggi si va a messa.
Oggi si aprono le uova di Pasqua.
Oggi ci si abbuffa, perchè tutti lo fanno no?!
Oggi è un'altra specie di Natale.
Oggi si va a giro.

Oggi è un'altro giorno.
Semplice.
Un giorno come ieri.
L'altro ieri.
Oggi non starò meglio perchè è Pasqua.
Starò meglio quando sarà la mia Pasqua.
Quando sarò IO a risorgere.
Quando ritroverò la mia anima, il mio interno.
Allora sarà Pasqua.


Mi capita ultimamente di riflettere sulla religione, sulla Chiesa, su Dio.
Serena ha paura di diventare pazza.
La pazzia non deve far paura.
La pazzia è una cosa meravigliosa.
Freud dice che siamo tutti "tendenzialmente nevrotici".
Perchè tua madre che ripete le solite cose come un disco rotto non ti sembra nevrotica?
Tuo padre che se sbatte non ti sembra nevrotico?
I tuoi insegnanti non ti sembrano forse nevrotici?
Il mondo non ti appare forse nevrotico??

Mi fa molta più paura essere normale.
Infatti in qualche modo ho sempre cercato di non esserlo,seppur inconsciamente.
Non importa più adesso se faccio CONSAPEVOLEMENTE dei pensieri strani.
Nion importa più, se a differenza di tutti gli altri ascolto anche le emozioni piu paurose del mio interno.
Non ha piu importanza se penso al sangue e vorrei tagliarmi.
Non importa se sento pulsioni che le persone "normali" rinchiudono all'interno.
Non importa se disprezzo la maschera, le morali imposte, le forme esterne.
Adesso mi fa tutto schifo e ne sono orgogliosa.
Anche se fa un male cane.
Un dolore immenso.

Non sono pronta per ripartire.
Anche se mi dilanierei le membra, non vorrei tornare ad essere "inconsciente".


Perla nera scrive:
"Possono rimbombarmi di farmaci, ma la mia inutilità prende comunque il sopravvento.
Attacchi bulimici.. giornate bulimiche..

Mi stupisco della mia freddezza..
Mangio con freddezza, vomito con freddezza..
come se non fossi nemmeno io a farlo..
come se non toccasse nemmeno a me..

E lievito per quel cibo che per mesi mi sono negata..
e lievito per quel metabolismo quasi azzerato..
e lievito per quel gonfiore che il vomito ovviamente porta.."


Aggiungerei..
Lievito lo squallore.
Lievito la rabbia.
Lievito il dolore.
Lievito l'insensibilità troppo sensibile.
Lievito i pensieri, le aspettative.
Lievito l'evidenza.
Lievito la consapevolezza acquisita.
Lievito le voglie.
Lievito le privazioni.




La febbre, il mal di gola
mescolati
all'ormai solito, abituale,
oserei dire
scontato
binge,
hanno oscurato
tutto il resto.


[..vorrei perderla tutta la sensibilità del mio dentro
per non sentire più dolore..]

sabato 3 aprile 2010

Distruzione e vuoto.
Vuoto e distruzione.


E binge.


Nient'altro da aggiungere.

Mi sto annientando nella maniera piu insensata.
Potrei tagliarmi le vene.
Sarebbe molto piu semplice.
Solo qualche ora di agonia.

L'agonia che mi perseguita da anni ormai conosce troppo bene la mia anima.
Manca l'aria.
Il respiro si fa piu lungo e intenso.


"Perchè respiri cosi??"mi chiede.
"Hai il respiro affaticato" dice.


_Effetto evidente di una
perpetua agonia_